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Montorsaio è una frazione del comune di Campagnatico, situata a circa 10 km, nella parte occidentale del territorio comunale.
Il centro si trova sulla vetta di una collina a nord-est di Batignano, che costituisce una delle propaggini sud-orientali del massiccio di Monte Leoni.
Nelle vicinanze di Montorsaio sono presenti alcune cave di pietra, tra le quali anche una di sabbia silicea, e numerose miniere che in passato furono sfruttate per l'estrazione di argento, piombo ed antimonio.
Il paese sorse in epoca medievale e venne controllato nel corso del tempo da varie famiglie, tra le quali gli Ardengheschi, che detenevano numerosi feudi tra gli attuali territori comunali di Civitella Paganico e Roccastrada.
A metà Duecento il centro passò sotto il controllo dei Senesi, divenendo possesso della famiglia Salimbeni fino al tardo Trecento. Il dominio senese, esercitato anche tramite nobili famiglie, proseguì fino al 1555, anno che sancì la definitiva caduta della Repubblica di Siena ed il passaggio nel Granducato di Toscana di tutti i territori e le località, Montorsaio compreso.
Il paese conserva i resti delle mura perimetrali e dell'antico Cassero Senese, ravvisabili in un edificio che si affaccia su Piazza della Cisterna, ove si trova la monumentale Cisterna di Montorsaio.
La chiesa dei Santi Cerbone e Michele è di origine medievale, mentre un'altra struttura religiosa è la chiesa del Crocifisso, ricostruita nel dopoguerra, ospita un Crocifisso ligneo del Seicento: quest'ultimo edificio religioso è noto anche con la denominazione di Chiesa della Compagnia di Santa Croce.
Nei pressi di Montorsaio, alle pendici di Monte Leoni, si trovano i resti del Convento di San Benedetto alla Nave, prima benedettino e poi dei Frati minori osservanti, che ospitò nel XIV secolo fra' Dolcino. Il convento, abbandonato nel 1751, fu in seguito trasformato in casale rurale.




























 

la Chiesa dei Santi Cerbone e Michele













La chiesa dei Santi Cerbone e Michele è documentata dal 1188. Il titolo di San Michele le deriva dal romitorio di San Michele Arcangelo, posto fuori le mura, caduto in rovina nel Settecento.

A pianta rettangolare con copertura a capriate lignee, subì pesanti rimaneggiamenti nei secoli XVII e XIX. Nella zona presbiterale durante i restauri del 1984 furono rinvenuti resti delle fondamenta dell'abside semicircolare originario.

Appartiene alla chiesa una delicata Madonna col Bambino di Sano di Pietro, in deposito nel Museo Diocesano di Grosseto, di cui è esposta sull'altare una riproduzione, detta Madonna del Refugio. Nella sagrestia sono due ricchi armadi lignei intagliati con festoni e testine angeliche riferibili rispettivamente al XVI e al“

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 LA NAVE
La Nave” è un antico convento presso Montorsaio circondato da castagneti, il cui nome deriva dalla sua forma allungata, che la rende somigliante a una nave galleggiante in un mare di erba verde. Il convento, oggi casa colonica, era il luogo dove san Bernardino era solito isolarsi e meditare e comprende anche una cappella e un vecchio leccio dal tronco scavato da cui escono rami sempre verdi. Ogni anno, nel mese di maggio la gente di Montorsaio e Batignano si reca all’ex convento in processione e dopo la messa vengono colti i ramoscelli di leccio e conservati per devozione come l’olivo benedetto.
Si narra che tra le famiglie che vivevano nella casa colonica ve ne fosse una con poca fede religiosa che non partecipava mai all’evento. Il figlio, di nome Fosco, era un giovane dal temperamento scalmanato e ogni anno attaccava con insulti e azioni violente la gente; in uno di questi impeti di rabbia decise che l’anno successivo avrebbe impedito la processione. Ma in una notte d’estate il giovane fu svegliato da strani rumori e, guardando fuori, vide una processione di frati guidati da un uomo piccolo e magro. Gli parve una visione irreale ma, seppur incredulo, inveì contro di loro. Il giorno dopo nessuno sembrò credere al suo racconto e si convinse di aver sognato. In autunno fu svegliato nuovamente dal solito brusio ed ebbe la stessa visione. Da quel giorno cambiò atteggiamento: si mise ad ascoltare chiunque parlasse di san Bernardino e vedendo un’immagine del santo, piccolo e magro, intuì che quello che guidava gli altri frati era proprio lui. In una notte d’inverno fu svegliato per la terza volta dai fraticelli. Questa volta fu sicuro che non si trattasse di una messinscena perché, nonostante il vento e la pioggia, le tonache dei frati erano asciutte e composte e le fiaccole accese. Il giorno dopo si recò al leccio. Vide le impronte dei frati impresse nel fango e, non appena raccolse due ramoscelli dall’albero, il suo cuore si placò. Quell’anno, durante la processione di maggio dedicata al santo, anche lui si recò in chiesa e al leccio a pregare e la gente rimase stupita della sua conversione. XVII secolo.